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L'acqua

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Uno dei problemi principali del Burkina Faso è l'acqua o meglio la sua carenza.

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"l cammino per l'acqua"di Luciano Mazzucco

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     Il Burkina Faso, nel cuore dell’Africa occidentale con un clima arido e una corta stagione delle piogge,è uno dei paesi più poveri al mondo. 
La popolazione, pur vivendo in condizioni minimali, è comunque estremamente attiva, vivace e piena di voglia di fare e di lavorare,  ma la  grave carenza delle strutture basilari non favorisce il procedere di un  miglioramento.        
Per provvedere all’essenziale necessità dell’acqua la maggior parte delle  famiglie deve fare molta strada tutti i giorni, proprio un ‘cammino per  l’acqua’.
E sono soprattutto i bambini che, nel Burkina Faso, tutti i giorni fanno il cammino dell’ acqua.
Si alzano presto ma non per andare a scuola, perché per la  scuola occorre quel denaro che la famiglia non possiede. I genitori coltivano la  terra e lavorano nei campi solo nel breve periodo estivo delle piogge, quando il  miglio ed il riso possono crescere. Quello che riescono a produrre in quel  periodo deve bastare tutto l’anno e se non basta si cuoce l’erba, le foglie, le  radici, tutto quello che si può inventare per  sopravvivere.
 Gafaru e i suoi fratelli hanno il compito di andare a prendere l’acqua. L’acqua  si va a prendere al pozzo, che non è tanto vicino e Gafaru spinge un carretto di ferro con le ruote di gomma, pieno di taniche di plastica gialle.Un fratello invece può usare una  bicicletta e porta una tanica per volta. La bicicletta è arrivata per la sorella, perché lei ha avuto una adozione a distanza  che le ha permesso di studiare e di ricevere in regalo quella bicicletta al termine del corso di istruzione.
 Qualche  famiglia più fortunata che ha potuto mettere insieme maggiori disponibilità, ha un ciuchino al quale attaccare un carretto. Nonostante tutto il cammino per andare a prendere l’acqua è bello; è vero, c’è la fatica del viaggio ma ogni volta Gafaru  fa un incontro, vede un
amico, ci parla insieme e può raccogliere qualche racconto. Non solo i bambini, ma anche le donne, impegnate in questa occupazione, trovano il modo di incontrarsi al pozzo e mentre si aiutano a vicenda a girare la ruota durissima della pompa, le ragazze parlano dei loro
amori e dei loro sogni. Vicino al pozzo ci sono degli alberi, molto frondosi,  alberi di mango, alla cui ombra si possono riposare un po’ prima di riprendere il viaggio con le taniche piene
d’acqua. Il pozzo è lontano quasi quattro chilometri e Gafaru con il carretto ci mette quasi
tre ore.  La strada va fatta nelle ore in cui il caldo è meno violento  perciò  al massimo riesce a fare due viaggi al giorno.  
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I barrages

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L’acqua del pozzo serve rincipalmente per bere e cucinare.  Per lavare si deve andare a  prendere quella del “barrage” che è una  raccolta di acqua molto meno pulita in  una depressione del terreno che si  riempie nella stagione delle piogge e  che poi, piano piano, con il  caldo e  con i continui prelievi si  prosciuga fino a scomparire molto prima del nuovo tempo delle piogge.  Ma anche  andare al barrage  per i bambini diventa una nuova opportunità: se l’acqua  è tanta si può fare un bagno e ridere e scherzare tutti insieme. Nonostante il  Burkina  Faso sia il paese più povero del mondo, i bambini sono   sempre gioiosi  e sorridenti, come se bastasse poco per essere felici.

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Siamo  andati a trovare la famiglia di Gafaru, per  togliere il gesso a suo fratello Quiwa  che noi abbiamo operato di correzione di un grave difetto delle ginocchia, il cosiddetto ginocchio  valgo, con le ginocchia che si incrociano e i piedi che sono tutti  divaricati e lontani fra loro. Era scaduto il tempo  e il gesso doveva  essere rimosso. Purtroppo la famiglia di Gafaru non poteva prendere una  macchina per venire in ospedale ed il parente che veva accompagnato il  giorno dell’intervento al momento aveva l’auto guasta, tanto meno sarebbe  stato possibile prendere una macchina a pagamento. La suora che ha saputo  come era la situazione ci ha informati e così ci siamo attivati.  Quando siamo arrivati ci è stata offerta  ‘l’acqua del benvenuto’, un  gesto che non si può rifiutare perché  fa parte di un rito di accoglienza basilare per la loro cultura. Ma noi abbiamo dovuto fare finta  di berla perché non essendo abituati, non sarebbe stata proprio indicata.  Mancando la corrente elettrica, la rimozione del gesso  è stata un’ operazione veramente  lunga, come era prevedibile: il gesso è stato tolto con l’uso di forbici e coltelli.
Le ginocchia di Quiwa ora sono molto più dritte e le caviglie sono molto più vicine fra di loro; il ragazzo dovrà abituarsi a camminare con queste nuove gambe e così aiutare Gafaru
ed i suoi fratelli nel cammino per l’acqua..

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